Night On The City

Progetto: Paolo Fresu Quintet
Etichetta: OWL-Emi
Anno: 1995

Questo disco, registrato nella sola nottata del 4 maggio 1994, due ore circa, da Paolo Fresu (tromba) con il suo quintetto, composto da Tino Tracanna (sax tenore e soprano), Roberto Cipelli (piano), Attilio Zanchi (contrabbasso) ed Ettore Fioravanti (batteria), s’ispira moltissimo alle atmosfere notturne.

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La notte cala sulla città, che a sprazzi brulica ancora di vita, come in Slow Down John o in Pezzo X (To Miles Davis) , anche se più spesso è la quiete, la stasi, a coprire tutte le cose. I suoni della città sono ovattati, scanditi da tempi lenti, o medio-lenti, lunghi, la tromba è per lo più sordinata, i temi sono pacati, delicati e segnati da un filo di melanconia.
Molti critici lo hanno interpretato (su suggerimento dello stesso Fresu) come una sorta di prosecuzione di Ballads (Splasc-h 1991), disco composto tutto da celebri ballad del repertorio jazzistico. Qui, però, le composizioni ispirate alla notte sono tutte originali del quintetto. Ognuno ha portato un po’ della sua nuova o vecchia musica.
Magistrale è la dedica di Paolo Fresu a Chet Baker con Pour une femme , come anche preziosa è la composizione Pezzo X in onore di Miles Davis, composta da Fresu-Tracanna-Zanchi-Fioravanti. Quest’ultima è importante sia per il suo swing andante-moderato, caratterizzato dall’uso delle spazzole da parte di Fioravanti, sia perché in essa Fresu, forse per la prima volta, riprende il suo maestro Davis senza alcuna remora, con la consapevolezza di saper creare, grazie alla propria sensibilità e cultura, una musica altra da quella davisiana. Questo cd è, quindi, anche un’ottima prova di emancipazione da tutti i modelli che in quegli anni lo avevano ispirato, a volte monopolizzato, tanto da impedirgli di spiccare pienamente il volo.
Chet Baker, Gil Evans, Miles Davis da grandi personalità a cui si deve devozione e culto “passivo” diventano grandi maestri a cui è doveroso un “attivo” omaggio di stima e d’affetto. A Chet Pour une femme, a Gil To Gil, ed a Davis Pezzo X. Passando per Federico Fellini con Giulietta degli spiriti di Zanchi-Cipelli.

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Quest’album è quindi un disco di “personali” dediche da parte di tutto il quintetto. Ma in più, con esso, Fresu ha iniziato a librarsi in volo nell’olimpo del jazz europeo, senza più avere addosso la zavorra delle “eredità” che spesso molti critici gli avevano affibbiato. Prova di questo è il fatto che, grazie al successo di critica di questo meraviglioso album, tra le altre cose, nel 1996 a Parigi venne insignito sia del prestigioso Premio Bobby Jaspar dell’Académie du jazz sia del Django d’Or come miglior jazzista europeo.
Da allora in avanti il suo alto valore artistico è quindi riconosciuto indiscutibilmente anche a livello internazionale. Notti eluse e attese deluse è un tema, scritto da Tracanna, molto nostalgico, pieno di malinconia e di dolci attese deluse, appunto. Si apre con un pedale di contrabbasso, accompagnato da batteria e piano. Accattivante fake taschen è la tromba in sordina di Fresu, che duetta amabilmente con il sax vellutato di Tracanna. Delicati sono gli altri strumenti: ammiccante il pianoforte con i suoi sofisticati appoggi, pulsante e malinconico il procedere del contrabbasso, frizzanti le spazzole della batteria. Il solo del contrabbasso ci regala uno spaccato di notti piene di nostalgia, in cui il tempo lento passa e va. Il sax procede nella notte melanconica e ricca di mistero con passi leggerissimi e vellutati. Quando si rincontra con la tromba, i due strumenti procedono a braccetto, furtivi nel loro cammino, mentre il buio pian piano scende sulla città. Splendido il loro duetto. Satie si apre con la tromba del suo autore in primo piano su un tappeto di pianoforte, contrabbasso e batteria. Satinati i loro suoni. È bello lasciarsi trascinare nell’ascolto di simili beltà. I ritmi lenti da ballad coinvolgono spesso i cuori sensibili alla notte. Qui Fresu interpreta la dolcezza delle sonorità à la Chet Baker in modo veramente emozionante. Grande personalità. La tromba di Fresu ed il sax di Tracanna vicendevolmente si scambiano i ruoli con passaggi leggeri e soavi. Il loro intrecciarsi, alla fine di queste contrapposizioni, è lirico. Procedono all’unisono come guidati da uno stesso afflato. Il conseguente assolo di Fresu è una vera delizia sia per stile sia per eleganza. Magico ed ipnotico è il fraseggio. L’improvvisazione del pianista è delicata, onirica, quasi evanescente. Finale all’unisono di tromba e sax.
Il Lungo Addio è un’altra sofisticata composizione, questa volta scritta da Zanchi, aperta dalla tromba di Fresu con un leggero accompagnamento della ritmica. Magico il fraseggio del contrabbasso, illuminati gli appoggi del pianoforte, precisa e frizzante la batteria. Fresu procede spedito, esaltando con il suono del suo strumento questa nostalgica composizione. Il senso del lungo addio è reso splendidamente proprio dai suoni sordinati e lunghi della tromba. Nel finale si assiste ad un sofisticato e magico duetto fra tromba e pianoforte.
La Danza delle Ombre di Ettore Fioravanti si apre con una deliziosa introduzione a figure obbligate di pianoforte e contrabbasso, coadiuvati dalla batteria, che con gran gusto li supporta. Il tema è affidato al duo tromba e sax. Strepitoso il loro intrecciarsi. Il solo della tromba è lirico e pieno di melanconia. L’improvvisazione del piano, che parte in crescendo, seguendo le evoluzioni finali del fraseggio di Fresu, si rileva poi molto intimistica, con note a cascata piene di brio e freschezza. Viene poi ripresentato il tema ed il sofisticato duetto a contrappunto fra sax e tromba. Meraviglioso. Il brano termina con la riproposizione della figura obbligata dettata nell’introduzione e con una lunga nota finale, tenuta all’unisono da Fresu e Tracanna.
Pour une femme è il brano-dedica, che Fresu compose nel 1988 in onore di Chet Baker. Una composizione straordinaria che ben interpreta il sound del trombettista scomparso ed il suo amore per la musica e le donne in generale. Introduzione di sola tromba, accompagnata splendidamente dal pianoforte. Quasi un dialogo a due. Quando entrano anche gli altri strumenti della ritmica, il tema è sempre dettato da Fresu e dal suo strumento, qui più che mai al centro della scena e della celebrazione musicale. Misterioso ed intrigante è l’interplay che si instaura fra tromba, pianoforte e contrabbasso, mentre la batteria continua a svolgere splendidamente il suo lavoro di spazzole. Il fraseggio della tromba è affascinante, delizioso il suo intrecciarsi con il sax di Tracanna, quasi a voler re-interpretare lo straordinario dualismo Baker-Mulligan (anche se quest’ultimo utilizzava per le sue magie il sax baritono). Fresco, comunque, l’interplay fra i fiati ed il piano. Qui, più che in altri brani, Cipelli svolge a tratti il ruolo di terza voce solistica. Quando cala il piano, è il contrabbasso a segnare a suo modo il tempo ed il procedere lento della melodia. Da segnalare poi l’improvvisazione vera e propria del pianoforte: cascate di note piene di sentimento ed armonia. Frequenti in questo brano sono le ripartenze: esso sembra sfumare per poi riprendere il suo andamento lento, quasi trascinato. Un modo per tenere alta la sensazione musicale dell’ascoltatore, che non si rilassa mai, anzi ascolta con maggiore attenzione, ma anche per tener vivo il brano e renderlo ancor più ricco di emozione, poesia, mistero e magia. Tutte caratteristiche dello stile di Chet Baker.
Ninna nanna per Vale è un altro brano di Fresu: anche questo sembra una dedica, ma resta anonima. Non si sa, infatti, chi sia la Vale del titolo. Ma poco importa, vista la bellezza della composizione. Breve intro di piano e poi tema della tromba. La melodia è molto dolce, lenta, ma con brevi intervalli in cui accelera un po’. Molto giocosa, scherzosa, “infantile”. La notte è fatta anche per dormire e questa colonna sonora funge proprio da divertente e sensibile ninna nanna per chiunque ami e sia felice. L’assolo del sax è un vero e proprio racconto in musica, forse uno di quelli che passano nella testa di chi sta cercando di rilassarsi per cadere nelle braccia di Morfeo. Un racconto che funge da contenitore vuoto: ogni ascoltatore può mettervi le proprie fantasie, lasciandosi cullare dalla musica.
Giulietta degli Spiriti è una composizione di Zanchi e Cipelli, dedicata a Federico Fellini, regista, poeta di immagini e di suoni (grazie anche alla collaborazione con Nino Rota). Intro di sola batteria, che gioca sui piatti con le spazzole. Il tema è dettato dal sax di Tracanna. La melodia è quella tipica dei film di Fellini, ricorda molto alcuni temi celebri di Nino Rota. È un vero e proprio hommage in musica alla personalità ed all’opera del regista italiano. Splendido l’interplay di tutti i componenti del gruppo. Il piano sciorina note, la batteria ritmicamente borbotta, il contrabbasso preciso va per la sua strada, il sax gorgheggia una deliziosa improvvisazione. Ad un certo punto rimangono soli batteria e sax e l’intesa è perfetta. Il gruppo si ricompatta e riprende il tema. Duetto nel finale fra sax e tromba. Magico il loro intrecciarsi.
La Palazzina Americana esordisce con la tromba del suo autore in primo piano, supportata da uno splendido tappeto sonoro di batteria, contrabbasso e pianoforte. Primo assolo affidato al sax: delicato, poetico e molto suggestivo. Secondo al pianoforte: solito scorrere e rincorrersi liquido di note. Duetto fra sax e tromba a conclusione di un brano affascinante e ricco di mistero. Quasi si stesse spiando, protetti dal buio di una tipica notte americana, all’interno delle finestre di una palazzina qualsiasi nei sobborghi di “an American city”.
Slow Down John è un brano molto swingato, scritto da Tracanna, che rende l’energia e la dinamicità di una serata a New York od in qualche altra grande città americana. Intro swing di piano, contrabbasso e batteria. Il tema è dettato da Tracanna. Dopo una prima esposizione, gli si affianca anche la tromba di Fresu, in un duetto spettacolare. L’intesa fra i fiati è sempre a livelli sublimi. Improvvisazione del piano piena di effetti sonori, molta ritmata e piena di swing. Stessa cosa vale per l’assolo del sax: ritmo ed energia la fanno da padroni. È un brano che mette allegria e voglia di uscire a divertirsi in una grande metropoli piena di vita e di musica. Ripresa del tema a due fra sax e tromba e finale in scioltezza. Retrò , composizione di Cipelli, si apre con un immediato duetto fra sax e tromba, coadiuvati dalla ritmica, apprezzabilissima (soprattutto la batteria) nell’accompagnare in maniera non obbligata, ma molto fantasiosa e frizzante i due fiati. Sfruttando i loro silenzi. Questo è indice di grande interplay e di intesa fra tutti i musicisti. 11 anni di vita di gruppo non si discutono. L’atmosfera, in effetti, con questi fiati in prima linea, è molto retrò, manda la mente di chi ascolta a sensazioni o momenti vissuti nel passato sia in prima persona sia per interposta, attraverso racconti ascoltati o libri letti. Affascinante.
To Gil è il brano che Fresu dedica a Gil Evans, grande arrangiatore, fra gli altri, di Miles Davis. È caratterizzato dall’interpretazione in solitario di tromba e pianoforte. Meraviglioso il loro intrecciarsi ed il loro procedere in contrappunto. Caratteristiche precipue degli arrangiamenti di Evans. Finale con la tromba che tiene una nota fissa ed il pianoforte che per pian piano sfuma.
Pezzo X è un’altra dedica, questa volta di Fresu-Tracanna-Zanchi-Fioravanti, questa volta a Miles Davis direttamente. Brano ritmato, sostenuto dal contrabbasso di Zanchi e dalla batteria di Fioravanti, sul tappeto dei quali si alternano la tromba di Fresu ed il sax di Tracanna. Un brano pieno di swing e di energia, tipico del periodo hard bop di Davis. L’incontro fra Fresu e Tracanna può suonare come una re-interpretazione del duo Davis-Coltrane in chiave moderna, ma è comunque personalissimo e meraviglioso. Particolare l’improvvisazione libera per tutto un chorus della batteria di Fioravanti, ricca di ritmo, dinamismo e colori. Finale all’unisono di tromba e sax con stacco conclusivo tipico dell’hard-bop.
To M., altro brano ispirato ad una persona non identificabile (forse Marcello Melis, cui tutta la registrazione dell’album è dedicata), questa volta ad opera del pianista Cipelli. Anche qui varie sono le ripartenze: la musica rallenta, quasi si ferma, per poi riprendere il suo andamento lento. In questo modo, nette sono le parti assegnate alle varie evoluzioni del brano. Tema iniziale suonato all’unisono dalla tromba e dal sax. Il piano si limita ad estemporanei appoggi, mentre la batteria ed il contrabbasso svolgono a perfezione il loro lavoro ritmico e dinamico. Pausa. Seconda esposizione del tema. Pausa. Improvvisazione del piano: lenta, delicata, quasi onirica. Pausa. Esposizione finale del tema, sempre in duetto tromba-sax. Ossi di seppia è l’ultimo brano del disco ed è anch’esso opera di Paolo Fresu. Introduzione di pianoforte con il contrabbasso che è fermo su un pedale e la batteria, che inizialmente segue all’unisono questo battito, ma poi si scioglie in una più dinamica figura ritmica. Tema dettato dal sax. Lirico il suo gorgheggio. Breve passaggio dal sax alla tromba, intensa e suggestiva. Improvvisazione del pianoforte: un flusso edificante di note, che lasciano il posto al contrabbasso. Ben strutturato anche il suo fraseggio, che ci porta ad ascoltare i toni più alti di questo strumento. Le ultime note dettate da Zanchi ben si allacciano alle prime emesse dalla tromba di Fresu nel suo assolo. Splendida la loro intesa ed il loro interplay. Si conoscono a memoria. Fresca e geniale è anche l’improvvisazione della tromba. Torna poi il sax a riprendere il tema, ma Fresu non si ferma e duetta in contrappunto con l’amico Tracanna. Splendido il loro intrecciarsi, magico il loro congiungersi nello stesso afflato per un finale tronco.

Marco Maimeri - livecity.it