Stanley Music!

Progetto: Devil Quartet
Etichetta: EMI-Blue Note
Anno: 2007

Stanley Music!
Qualche anno fa, Carlo Pagnotta – direttore di Umbria Jazz – mi chiamò offrendomi la possibilità di effettuare due concerti all’interno del festival jazz di Melbourne con il Quartetto Devil.

Prima delle date australiane, per un impegno preso con l’Alliance Français reso possibile dalla vicinanza temporale e geografica con la terra dei canguri, avemmo la fortuna di suonare in Nuova Caledonia, posto di cui tutti ti parlano con meraviglia e stupore ma che poi scopri che nessuno ha mai visitato e che vagamente si riesce di posizionare sulla carta geografica.
Beh, per arrivare nella Nouvelle Calédonie viaggi come un pazzo per un giorno intero, arrivi in una città enorme come Melbourne, lasci i tuoi colleghi musicisti con i quali hai viaggiato da Roma e che rivedrai una settimana dopo dicendo che stai andando in Nuova Caledonia (“Dove? In Nuova Caledonia?? Ah sì…”)e poi riprendi il cammino a ritroso verso Sidney, giri a destra più o meno dalle parti dell’Opera House e dopo altre quattro ore di aereo arrivi in un posto che si chiama Numea (rigorosamente con l’accento sulla u!).
Lì, anche se sei rincoglionito da un viaggio di trenta ore, ti dicono subito che sei arrivato in paradiso, che ti metteranno in una capolavoro di hotel e che ti dovrai sentire davvero fortunato non solo perché l’atollo è circondato da una delle barriere coralline più belle del mondo ma che, tra le altre cose, il centro culturale dove suonerai lo l’ha disegnato Renzo Piano (bellissimo!) e che solo i più fortunati possono godere di cose simili etc etc…
Sarà anche vero ma noi, a tutt’oggi, non comprendiamo ancora perché un luogo così bello e così dannatamente costoso al punto da doverci lasciare tutto il cachet in men che non si dica, debba avere degli hotel di tale discutibile livello.
Insomma… è come quando ti dicono che stai per mangiare il cibo degli dei e poi ti trovi a guardarti negli occhi con i tuoi compagni di tavolo, girando un cucchiaino in un po’ di normalissima marmellata.
Mah… sarà mica forse perché ci sono di mezzo i soliti amici d’oltralpe e il libro di Caprarica ci ha preso in pieno?
Comunque sia, il nostro luogo delle meraviglie si chiamava Stanley Hotel e l’orgasmo lo si poteva raggiungere già a colazione: la cosiddetta “Stanley Breakfast” - poi nobilitata da un brano di Bebo scritto appositamente per il precedente disco dal vivo durante un viaggio aereo Milano>Roma - prometteva regolarmente tutto ma non lasciava sistematicamente altro che niente tra caffè annacquati ed imbevibili, succhi d’arancia dal vago sapore di agrumi e copiose “compote de pomme”, quelle che in Italia chiamiamo semplicemente conserve di frutta.
Comunque sia, dopo una settimana di sole (anche di concerti e seminari), sale, atolli, barriere coralline e inimmaginabili “Stanley Breakfast”, ripartimmo tranquilli ed abbronzati alla volta di Melbourne dove, da li a quattro o cinque ore di aereo, avremmo ritrovato i nostri colleghi lasciati solo una settimana prima.
Durante il viaggio, mentre li pensavamo felici e contenti nel meraviglioso Hilton messo a disposizione da Pagnotta, ci venne in mente la bufala della “Stanley Music”.
“Ma dove siete stati tutto questo tempo?” – ci chiedevano meravigliati della nostra abbronzatura che strideva con il cielo scuro ed uggioso di Melbourne.
E noi, come se nulla fosse, rispondevamo serafici all’unisono: “a suonare la Stanley Music in Nuova Caledonia, per Dio!”
Timidi, domandavano subito di cosa si trattasse.
E noi, con la faccia stupita, rispondevamo sempre all’unisono: “Ma come!!...E’ la Musica delle isole, no?!!”
“Ah già…. Cavolo! Si, si... l’abbiamo sentita!”

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Il giorno dopo ci chiamarono per andare a fare un’intervista nella più importante emittente radiofonica australiana.
E anche lì, seri come veri e grandi professionisti, sciorinammo tutto il nostro sapere sulla grande “Stanley Music”, la stessa – dicemmo – che avremmo poi proposto nei nostri concerti da li in poi.
Anche dal conduttore, ricevemmo in cambio grosse adesioni, pacche sulle spalle e sentite partecipazioni su uno stile musicale inventato di sana pianta e su quello che in realtà era solo uno scherzo!
…E da cosa nasce cosa ed è così che oggi la “Stanley Music” si sta diffondendo a livello planetario a velocità supersonica e noi la continuiamo a proporre con, direi, discreto successo e soprattutto con convinzione.
Stanley è in realtà il nostro modo di giocare con la musica. Dentro ci puoi trovare un po’ di tutto: jazz, rock, pop, tango, etnica, ma soprattutto il senso del relax e il gioco in senso nobile e stretto.
Partendo dalla “Stanley” ci siamo inventati una storia e questo cd la racconta.
Ma forse, è solo voglia di suonare facendo comprendere che musica è gioco ma anche di più.

Paolo Fresu

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