Incantamento

Progetto: Paolo Fresu Quintet
Etichetta: Emi-Blue Note
Anno: 2006

Il resto è noto. E’ di oggi… L’attualità non conta.
Conta piuttosto quel passato teso sul filo del racconto e dei ricordi. Passato attraverso il quale si potrà leggere, da dentro, questa nuova fatica discografica del Quintetto interamente concepita da Tino Tracanna.
Erano i primi anni ’80 e c’erano un paio di luoghi geografici importanti e catalizzanti. Uno di questi era Cagliari, città sorniona e strafottente ma allo stesso tempo viva, mediterranea e piena di fascino. Cagliari era la città di Roberto “Billy” Sechi che ci ha lasciati, prematuramente, poco prima che io mi accingessi a scrivere queste note. Ed era il luogo del mio apprendistato.
Ma Cagliari era anche la città degli incontri e delle scoperte così come lo è stata la sonnacchiosa e fredda Bologna che è divenuta, molto dopo, uno dei miei numerosi luoghi adottivi.
Tino Tracanna e Roberto Cipelli, frequentavano il Dams mentre io ci provavo senza grandi successi. Mi ero iscritto in quell’Università di ritorno da Monaco di Baviera. Ero stato forse per la prima volta da quelle parti per suonare ospite nel trio del pianista americano Art Lande ed il treno transitava in Bologna troppo presto per l’orario della nave che da Civitavecchia mi avrebbe traghettato fino in Sardegna.
Una fermata dunque era più che lecita. Soprattutto se si era imbevuti di teorie fascinose sulla musica etnica e se si erano letteralmente consumati i mitici dischi della Albatros sulla musica sarda curati da Diego Carpitella, Pietro Sassu e Roberto Leydi.
E a Bologna, più precisamente all’Osteria dell’Orsa a pochi passi da Via Zamboni, si tenne uno dei primi concerti con l’appena formato Quintetto. Quello che oggi ascolterete in “Incantamento” e che dal 1984 ad oggi non ha mai cessato di esistere.
Ma anche questo è noto. E’ cosa di oggi. Ancora una volta non è l’attualità a contare ma piuttosto quella sottile rete fatta di incroci e di coincidenze che ci porta fino a questa serie di cd per la Blue Note scritti interamente da ognuno dei componenti del gruppo: il Paolo Fresu Quintet.
Tra il 1983 ed il 1984 si suonava in quartetto con i “Roberti” Cipelli, Bonati e Sechi, e con loro si giravano i club del “Continente”. E’ in una di quelle occasioni che si incontrò per la prima volta Tino Tracanna in un Autogrill dell’autostrada Milano-Venezia e più precisamente, se non ricordo male, all’altezza di Brescia.
Roberto (Cipelli) conosceva Tino per via dell’Università a Bologna e perché era stato allievo di Franco D’Andrea nel quale quartetto suonavano Tino ed Attilio Zanchi assieme al batterista Gianni Cazzola.
Noi avevamo due serate al Caffè Fuori Porta di Bergamo (alta) ed invitammo Tino per il secondo concerto assumendolo immediatamente e senza che lui lo sapesse: il Quintetto era nato anche se non con la sua forma definitiva. Tra una Sardinia Suite con tanto di Launeddas suonate malamente dal sottoscritto ed altri brani a dire poco bizzarri, il neo-formando gruppo attendeva, subito dopo, l’ingresso di Attilio Zanchi e di Ettore Fioravanti conosciuto a Roma di prima mattina nella sua sala prove ricavata da un magazzino di scatole di cartone contenenti maniglie e ganci per porte ed armadi. Cagliari e Bologna dunque, ma poi anche Bergamo, Roma, Cremona, Milano, Berchidda…
Il resto è noto purtroppo. E’ di un ieri appena passato. Il nostro caro amico Roberto “Billy” Sechi se n’è andato prematuramente in una splendida giornata di sole novembrino mentre noi del Quintetto, quello di oggi, attendevamo con trepidazione l’uscita del secondo dei cinque cd, il P.A.R.T.E. di Attilio Zanchi e mentre io e Roberto Cipelli accompagnavamo 'Billy' verso il non conosciuto con le note di Lascia ch’io pianga di Hændel che chiude il suo primo cd 'Kosmopolites'.
Ritorna Cagliari dunque, quasi come una madre dal ventre gravido, ma anche Bologna dove è nata, durante una serie di concerti alla Cantina Bentivoglio nell’autunno del 2003, l’idea dei cinque cd fortemente voluti da Vittorio Albani e Patrizio Romano. E’ una sorta di 'incantamento' il nostro, dove il tempo passa ma dove le storie si ripetono e si intrecciano tra incontri inattesi, strade ed autostrade, Tra caldi luoghi di mare e fredde stazioni. Sono le vie umane ed artistiche che ognuno percorre in solitudine e che incrocia inevitabilmente con gli altri. Sono le Geometrie dell’anima di Tino. Bivi perduti, strade lasciate e sentieri, speriamo ancora per molto, appena tracciati e calpestati di fresco.

Paolo Fresu - Paris, Gennaio 2006 

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